Ángel Urbán: Dión de Prusa. Euboico o El Cazador (Or. VII). Edición, introducción, traducción y comentario. Córdoba: Servicio de Publicaciones de la Universidad de Córdoba 2004 (Collección Nuevos Horizontes. Series Lingüística 12). 276 p. ISBN 84-7801-717-8. Euro 11,50.

Gia/nnhj Abrami/dhj - Ste/lla Mhtsa/ka (Apodo/sh), Kateri/na Kaou/kh (Filologikh/ Epime/leia), Gia/nnhj Abrami/dhj (Pro/logoj): Di/wn Xruso/stomoj. Dia/logoj Ale/candrou kai Dioge/nh - O Kunhgo/j - Olumpiako/j. Qessaloni/kh: Qu/raqen 2000. 253 p.

„Recensione ed emendazione sono i momenti fondamentali della critica testuale, il cui traguardo è l’edizione critica, cioè un’edizione che presenta il testo critico di un’opera letteraria […] e che in uno speciale apparato critico rende conto delle operazioni, eseguite dal filologo (editore) sul materiale tràdito, per giungere alla costituzione […] del testo“ ([A. Traina] - G. Bernardi Perini: Propedeutica al latino universitario. Bologna 19924, 302). Mi scuso con i lettori se parto con una citazione elementare di metodo, ma su di essa evidentemente l’autore del primo dei due libri di cui mi accingo a parlare non ha ben riflettuto. Non basta, infatti, stampare a fronte di una traduzione spagnola l’originale di un testo greco letterario, accompagnandolo con un apparato critico desunto da un’edizione di riferimento, debitamente aggiornato e rimaneggiato (talora anzi reso più oscuro1), per poterlo definire edizione di un testo ! Né tantomeno rinviare, per la descrizione dei principali codici del testo in esame (si badi bene: non dell’intera tradizione manoscritta !), ai Prolegomena di un’edizione vecchia di oltre un secolo a fronte dell’avanzato ed articolato stato della ricerca attuale2. Soprattutto, non può non nascere qualche dubbio sull’affidabilità del testo greco edito, se nelle „Siglas y abreviaturas del aparato crítico“ [81–83] ci si imbatte in errori quali: totae traditionis; omnes codices collectis [nom. pl.]; codici [nom. pl.]; omitit; suggesit !

Queste osservazioni basterebbero già da sole a squalificare l’intero volume, di cui pure occorre dare una breve descrizione. Si tratta in pratica dell’edizione con traduzione spagnola [88–163] e commento [167–238] del Discorso 7 (Euboico o Cacciatore) di Dione di Prusa; fa da premessa una diffusa „Introduzione generale“ [13–83]. Seguono, quindi, un excursus letterario [241–252] sul trattamento offerto da Dione del mito di Niobe e di Tieste (§ 119) – in realtà la riproduzione di un contributo già apparso in: Alfinge 8, 1997, 367–365 –; una succinta cronologia [253–258] degli avvenimenti politici e culturali degli anni 40–120 d.C. – essa si estende invero, e direi curiosamente, fino al 230 d.C. –; tre Indici: „Indice delle parole notevoli“ [261–262]; „Indice dei nomi e degli appellativi“ [263]; „Indice dei riferimenti dionei“ [264–266] – vi sono compresi anche i Discorsi 37 e 64 del suo allievo Favorino d’Arles ! –; „Indice degli autori antichi e delle opere citate“ [267–276] – dove, accanto a Filostrato, spunta Flavio Eliano autore di Vitae sophistarum e ci si imbatte in sviste del tipo Eunucus, Dissertationes ab Arriano digesta, Medicamentum faciei, ecc.

Nell’„Introduzione“, così come nel „Commentario“ – entrambi dal taglio più propriamente storico che filologico – l’autore indugia su problematiche sovente già dibattute dalla critica, non apportando granché di nuovo. Vale la pena ricordare, infatti, che di questo discorso – definito a giusto titolo dagli studiosi come uno dei migliori pezzi della produzione dionea, se non tra i più belli della letteratura greca imperiale3 – esistevano numerose edizioni moderne, tradotte e commentate (mi limito a ricordare quella, pregevolissima, di D. A. Russell [Cambridge 1992], che Urbán segue talora molto da vicino, o in italiano quella, più divulgativa, ma ugualmente apprezzabile di E. Avezzù [Venezia 1985]) ed un profluvio di contributi letterari e testuali, di cui Urbán non ha tenuto sempre conto, pur menzionandoli4. Si consideri, inoltre, che di questo pezzo esisteva in spagnolo già una moderna e buona versione a cura di G. Morocho Gayo per la „Biblioteca Clásica Gredos“5; il che rendeva forse non così urgente il presente lavoro.

Ma, per restare all’„Introduzione“, essa appare alquanto confusionaria e ripetitiva6, oltre che ricca di imprecisioni ed inesattezze di ogni genere e non bene informata dal punto di vista bibliografico.

Dopo un quadro scolastico sull’epoca storica di Dione [13–20], in cui si leggono affermazioni sorprendenti quanto infondate – ad es., „la poesia, despues de sus ultimos y ya lejano destellos entre los alejandrino, se ha ido quedando progressivamente reducida a formas estériles, o apenas sigue sobreviviendo en dispersos y contados epigramatistas, come Meleagro de Gadara“ [13] –, segue un capitolo su „Vita e opera di Dione Crisostomo“ [20–35]. In esso, per restare agli estremi margini, senza novità alcuna, vengono sintetizzate, sulla linea delle ricerche del Desideri, le vicende biografiche del retore di Prusa [20–26]; stilato, quindi, l’elenco degli 80 discorsi che compongono l’attuale corpus dioneo [26–33]; rapidissimamente delineati i generi, lo stile e la lingua dei suoi scritti [33–35]. In realtà, restando su quest’ultimo punto, l’aspetto linguistico delle orazioni di Dione (annunciato nel titolo del paragrafo) non è neppure accennato.

Quanto, invece, agli scritti, va negativamente rilevato come l’autore, ignorando del tutto la bibliografia specifica, attribuisca lui solo (e non „unánimemente“ come si legge a p. 29; cf. anche p. 27) a Favorino d’Arles il Discorso 63 (Sulla Fortuna)7. Analogamente dicasi per il Caridemo (or. 30) considerato spurio [27 e 30], nonostante le recenti inversioni di marcia8.

Il capitolo successivo è dedicato ad una stringata presentazione di Dione di Prusa retore, politico e filosofo cinico [36–49]: sorprende non vedere citato neppure una volta il nome di Aldo Brancacci, che pure ha dedicato al cinismo dioneo importanti e direi fondamentali contributi9. Per converso, non sono rari i casi in cui lo studioso cita lavori che non hanno nulla a che fare con Dione10. Del resto, anche nel capitolo IV („Algunos testimonios sobre Dión de Prusa en la divulgación moderna“, 49–52), Urbán si limita a portare il giudizio di studiosi, quali H. Bengston, R. Cantarella, V. López, W. Nestle e A. Lesky, senz’altro benemeriti degli studi classici, ma che di Dione si sono occupati in maniera del tutto marginale11.

Arriviamo così alla presentazione dei codici, delle edizioni e delle traduzioni dionee („V. Manuscritos, ediciones y traducciones de Dión“, 52–57). Come ho già avuto modo di affermare più sopra, lo studioso rinvia per la descrizione dettagliata dei manoscritti ai Prolegomena dell’edizione dionea di H. von Arnim (Berlin 1986–1898), limitandosi ad una semplice lista dei testimoni principali, senza alcun chiarimento circa i rapporti stemmatici degli stessi né provvedendo ad un seppur minimo inquadramento delle diverse problematiche inerenti la complicata Textüberlieferung dionea. La superficialità dell’informazione risulta ancora più evidente, laddove lo studioso non riesce a fornire indicazioni precise neppure sui manoscritti spagnoli di Dione: è il caso, ad es., del Tolet. gr. 101–16, indicato come il solo, proveniente dal fondo della Biblioteca del Capitolo della Cattedrale di Toledo, a contenere opere di Dione, laddove, invece, andava aggiunto anche il Tolet. gr. 101–1312. Su tali manoscritti, ma in genere sulla tradizione manoscritta di Dione, esiste ormai una ricca produzione scientifica13, che Urbán ignora totalmente o, pur avendone notizia, ha ritenuto bene non utilizzare né richiamare all’occasione14.

Per quanto riguarda le edizioni e le traduzioni, andrà segnalato ancora una volta in negativo l’assenza, tra le edizioni complete, di quella di N. Dukas15, tra le versioni in lingua moderna dell’Euboico, invece, quella in danese di H. Haarløv16 ed in neo-greco di G. Abramidis17. È altresì errato far credere [56] che G. de Budé, G. Wakelfield e K. Kraut abbiano curato una traduzione completa di Dione. Si tratta in tutti e tre i casi di versioni parziali18.

Stravolgendo ogni buon piano editoriale, viene inserito a questo punto, prima delle norme editoriali e del conspectus siglorum, un capitolo dedicato alla struttura ed al contenuto dell’Euboico [57–68].

Urbán vi riconosce due sezioni „diferenciadas tanto por su léxico, sintaxis y estilo literario, como por su genere literario y contendo“, senza tuttavia supportare in maniera attenta e documentata tale interpretazione. L’analisi si riduce ad un semplice riassunto della trama ed i rari riferimenti a lingua e stile sono privi di qualsiasi esemplificazione, oltre che assolutamente infondati. „La primera parte (§§ 1–80) – si legge – está escrita con un estilo ágil, de períodos breves y de simple estructura gramatical, reflejo del estilo vulgar, la koiné, con gran riqueza de expresiones idiomáticas“ [57]; „La segunda parte (§§ 81–152) es, por el contrario, de estilo pienamente aticista, como el que usano los rétores de la época imperial, de largos períodos, ampulosos e intricados, generalmente de difícil sintaxis, debido non sólo a los abundantes anacolutos y largos incisos, sino también a la amplitud de los períodos, como el de los §§ 133–135. Dión se complace en esta parte, como generalmente en todo sus discursos, en imitar las formas áticas presentes en los autores clásicos, no sin mezclar en su aticismo formas del asianismo, como hacían también los rétores de su tempo y los escritores de la así llamada segunda sofistica“ [62]. È evidente che lo studioso utilizza i termini koiné, asianismo ed atticismo senza alcuna consapevolezza19.

Segue, quindi, la „Bibliografia [68–79] e, finalmente, l’indicazione delle norme editoriali con la lista delle lezioni adottate [79–81] ed il „Conspectus siglorum“ [81–83].

I gravi limiti dell’„Introduzione“ si riscontrano anche nel „Commento“, su cui, dunque, non varrà la pena soffermarsi, se non solo per notare che in esso non vi è alcuna unità nelle citazioni degli autori antichi20 e vengono offerte notizie quanto meno bizzarre: Dionisio Periegeta autore dell’Ixeuticon sive de aucupio [183; cf. 269], Quintiliano autore delle Declamationes (quali non si capisce bene) [187; cf. 275], ecc.

Un lavoro, insomma, a mio modo di vedere, per nulla ben condotto, ma soprattutto non necessario né utile all’avanzamento degli studi.


***


Riesce, invece, relativamente bene nei suoi intenti divulgativi il volume dioneo delle Edizioni)Qu/raJen di Tessalonica (Collezione: Oi teleutai/oi /Ellhnej eJnikoi/), grazie anche all’eleganza della veste tipografica e all’accuratezza formale di sicuro invito per i lettori ellenofoni, i quali finora – stando almeno all'Ergografi/a di p. 29 – non potevano leggere di Dione ancora nulla in neo-greco. Il volume, dunque, che propone con testo a fronte la moderna versione dei Discorsi 4 (Sul regno), 7 (Euboico) e 12 (Olimpico), a cura il primo di Stella Metsaka e i restanti due di Giannis Abramidis, è di sicuro interesse per il pubblico dei non addetti; forse, però, di non gran servigio.

Se, in effetti, la traduzione, condotta in buona sostanza sul testo della „Loeb Classical Library“21, risulta corretta ed al tempo stesso piacevole, l’eccessiva sommarietà dell’„Introduzione“ [9–31] – nuovamente a cura di G. Abramidis –, così come la totale disinformazione bibliografica, fanno del volume uno strumento di inutile consultazione. Il lettore che sia interessato ad avere informazioni anche solo generiche sulla vita ed il pensiero di Dione oppure sullo status della ricerca e la bibliografia di riferimento deve gioco-forza indirizzarsi verso altri lavori.

Si dirà che il fine della pubblicazione è quello di aver voluto porre in assoluto sotto gli occhi del pubblico i testi di Dione, senza ulteriori appesantimenti. Sia pure. Non credo, tuttavia, che le rare note esplicative (in tutto 24) che accompagnano i testi aiuteranno il lettore non addetto a muoversi facilmente tra le pieghe del discorso dioneo. È curioso, inoltre, che i due traduttori dimenticano di riferire che in neo-greco esisteva, a quanto pare, almeno una precedente traduzione commentata del quarto discorso Sul regno (forse due)22 ed una dell’Euboico23 – entrambe neglette è vero anche nei recenti studi specialistici24 – oltre che un’edizione commentata dell’intero corpus a cura del compatriota greco N. Dukas25.

Checché sia, fa piacere segnalare come nel Pro/logoj, Abramidis, nel condivisibile e fondato intento di rivalutare la letteratura greca di età imperiale, in particolare i prodotti della Seconda Sofistica, attiri l’attenzione del pubblico verso le illuminanti 'Oli/gai seli/dej peri\ tw=n Sofistw=n di K. Kavafis, che per primo “epixei/rhse na apokatasth/sei thn epoxh/ kai touj anJrw/pouj” [13]26. Il curatore passa, quindi, in rapidissima rassegna i principali giudizi degli antichi sull’arte ed il pensiero di Dione, evocando per il tramite delle Vite dei sofisti di Filostrato la biografia dell’autore e presentando in sommaria sintesi il contenuto dei Discorsi qui presentati al pubblico greco. Segue, infine, una stringata bibliografia con l’indicazione delle principali edizioni critiche e la lista dei titoli delle opere di Dione.

Eugenio Amato, Fribourg (Svizzera)
Eugenio.Amato@unifr.ch



1 Si veda, ad es., l’apparato di p. 114 (linea 7): „mhde\ UBM e)/rg% (nil nisi e a m. pr.; cetera in ras., etiam accentus; fuit e)gw\) BM“.

2 Per un punto sullo stato della ricerca dionea e la bibliografia relativa, si veda quanto ho scritto in questa stessa rivista elettronica: 4, 2002, 133–142: 133–135; 6, 2004, 5–10, in part. 5, n. 2; ed in: Göttinger Forum für Altertumswissenschaft 5, 2002, 1149–1170: in part. 1149, n. 1 Si aggiungono ora i lavori di C. Bost Pouderon: Dion Chrysostome. Trois Discours aux villes. Le premier Tarsique (discours XXXIII). Le deuxième Tarsique (discours XXXIV). Le discours à Célènes de Phrygie (discours XXXV). (Édition critique, traduction et commentaire), t. I–IV (thèse). Université de Paris-IV 2002 e di M. Pontone: Relazioni stemmatiche in Dione di Prusa, orazioni 63–68, in: RPL 25, 2002, 22–65. Di quest’ultimo contributo spero di dar conto in una prossima recensione per questa stessa rivista elettronica.

3 Non è un caso che un gran poeta come K. Kavafis ('Oli/gai seli/dej peri\ tw=n Sofistw=n) abbia scritto su di esso: „)/Exomen ei)kosite/ssaraj lo/gouj tou= sofistou= Di/wnoj, to\ de\ Eu)boiko\n muJisto/rhma tou dio/ti ei)=nai a)lhJe\j muJisto/rhmaa ei)=nai e)/rgon spani/aj xa/ritoj“.

4 Cito, a solo titolo esemplificativo, R. Scannapieco: L’Euboico di Dione di Prusa: coscienza della crisi ed etica della filantropia, in: Aa.Vv., Ricerche su Dione di Prusa. Napoli 2001, 99–153. Il volume, benché citato da Urbán [72], è rimasto poi inutilizzato.

5 Cf. G. Morocho Gayo : Dión de Prusa. Discursos I–XI. Madrid: 1988. Su di esso vedi E. Amato, in: BrynMawrCR 2002.05.39

6 Cf., e.g., p. 18, n. 5 e 21, n. 10.

7 Mi permetto di rinviare, per lo status quaestionis e l’ampia discussione sull’attribuzione del pezzo, al mio: Pseudo-Dione Crisotomo. De Fortuna (or. LXIII). Salerno 1998, 9–25; cf., inoltre, E. Amato: Alle origini del «corpus Dioneum»: per un riesame della tradizione manoscritta di Dione di Prusa attraverso le orazioni di Favorino. Salerno 1999, 22–24 (elencato da Urbán nella „Bibliografia“ [70], ma in pratica inutilizzato; vedi, tuttavia, infra, n. 14]. È fuor di dubbio, in ogni caso, che esso non va attribuito a Favorino.

8 Vedi M. Menchelli, Dione di Prusa. Caridemo (or. XXX), Napoli 1999. Cf. inoltre E. Amato: Alle origini [n. 7], 23 e n. 41.

9 Ricordo, tra i più recenti, Dio, Socrates and Cynicism, in: S. Swain (ed.), Dio Chrysostom. Politics, Letters, and Philosophy. Oxford University Press 2000, 240–260; Le Socrate de Dion Chrysostome, in: Philosophie Antique 1, 2001, 167–182.

10 Si veda nella bibliografia di p. 77 relativa a „Dión en la tradición“ il titolo di A. Barigazzi (Nuovi frammenti dei Corinthiaca di Eumelo, in: RFIC 94, 1996, 129–148), che non tratta minimamente di Dione.

11 Mette conto rilevare, infatti, che tutti i giudizi degli studiosi ora evocati provengono da manuali di letteratura o da dizionari di cultura classica.

12 Vedi E. Amato, Studi su Favorino. Le orazioni pseudo-crisostomiche. Salerno 1995, 83–103: 93–99. La notizia appare tuttavia di sfuggita anche nell’articolo di J. Métayer (Un manuscrit grec disparu du Vatican retrouvé à Tolède, in: RPh 45/2, 1971, 274–280), citato da Urbán [53, n. 110].

13 Vedi supra, n. 2.

14 L’autore utilizza, per indicare alcuni codici dionei, le sigle da me stesso introdotte ed utilizzate (cf., e.g., E. Amato: Alle origini [n. 7], passim), senza dichiararlo.

15 Cf. Di/wnoj Xrusosto/mou lo/goi o)gdoh/konta, e)pecergasJe/ntej kai\ e)kdoJe/ntej para\ N. Dou/ka, 3 voll., Vienna 1810, su cui vedi E. Amato: Alle origini [n. 7], 65–75.

16 Vedi H. Haarløv: Dion Chrysostomos. Fra bjergene og helligdommen. København 1990. Su di esso avevo già avuto modo di attirare l’attenzione degli studiosi nel mio: Dione di Prusa, Discorsi LIV, LVIII, LXI, LXII, in: Primum Legere. Annuario della Delegazione della Valle del Sarno dell’A.I.C.C., I, 2002, 193–206: 206.

17 Vedi infra.

18 Cf. E. Amato, Dione di Prusa [n. 16], 204–205.

19 Per una lucida definizione di asianesimo ed atticismo, vedi L. Pernot : Rétorique de l’éloge dans le monde gréco-romain. Paris 1993, I, p. 371–380; Id. : La rhétorique dans l’Antiquité. Paris 2000, p. 191, n. 1.

20 I frammenti di Pindaro, per portare solo un esempio, sono citati ora secondo la raccolta di Snell-Maehler ora quella di Turyn. Per altri autori (Sofocle, Tirteo, ecc.) non è dato sapere secondo quale edizione vengono dati i riferimenti.

21 A tal proposito, tuttavia, non è detto nulla all’interno del volume.

22 Come ho potuto personalmente verificare (agosto 2004) nel Catalogo cartaceo della Biblioteca Nazionale di Atene, nella serie BiblioJh/kh a)rxai/wn suggrafw=n (nr. 73) dell’editore ateniese I. N. Zacharopoulos esiste, infatti, un’edizione (risalente agli anni ‘70) dei discorsi Sul regno a cura di E. Papanoutsos, con introduzione, traduzione e note di N. Acheimastos. Il Catalogo segnala, invero, anche altri due volumi (Di/wn. Lo/goi), apparsi sempre per i tipi di I. N. Zacharopoulos (1940 e 1958 [?]), rispettivamente nr. 98 e 99 della vecchia serie )Arxai=oi (/Ellhnej Suggrafei=j, in cui sarebbero contenuti i Discorsi 3–5 e 10. Non avendo preso visione di essi, non posso esprimere giudizi certi.

23 Cf. D. D. Triantafyllopoulos, (O «Eu)boiko/j» tou= Di/wnoj Xrusosto/mou in: )Arxai/wn Eu)boikw=n Meletw=n 41, 1975, 33–73.

24 Personalmente, avevo dato una prima sommaria notizia in E. Amato, Dione di Prusa [n. 16], 206.

25 Vedi supra, n. 15.

26 L’efficace scritto di Kavafis – proposto ed ampiamente studiato da G. Dallas: (O Kaba/fhj kai\ h( deute/ra Sofistikh/. Atene 1984 – si legge ora in italiano a cura di M. Civiletti in: Filostrato. Vite dei sofisti. Milano 2002, 657–663. Vedi, inoltre, E. Amato, in : Primum Legere [n. 16], 276–278.


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